Le cause della povertà indiana
Le cause della povertà indiana sono state naturalmente indagate e studiate a fondo le più profonde risalgono all’epoca antecedente al dominio inglese, che pure se ne servì ed in un certo modo l’aggravò, così come l’invasione musulmana che vi aggiunse caratteri propri dell’Islam.
Le caste
La prima di queste cause, antica quanto l’India, va ricercata senza dubbio nel sistema delle caste, oggi legalmente abolito ma ancora vivo nel costume e nella pratica. Non vi sono dubbi che le caste abbiano una remota origine razzista. Il nome stesso, in Sanscrito, si dice “varna” che vuol dire anche “colore”, ossia “colore della pelle”. Le caste originariamente erano quattro, delle quali tre (i Brahamani, i Ksatrya, i Vaishya, rispettivamente sacerdoti , i guerrieri e i mercanti) costituivano la classe dirigente e la quarta (i Sudra) il proletariato. La casta era un gruppo al tempo stesso razziale, professionale e sociale dai limiti invalicabili: non ci si poteva sposare fuori casta, né aver rapporti sociali, né esercitare un mestiere. Le caste corrispondevano ad una precisa situazione storica: l’asservimento dei popoli aborigeni di pelle scura da parte degli invasori indo – afghani. Le quattro caste originarie col tempo si suddivisero in centinaia di sottocaste, moltiplicando così all’infinito sentimenti di disprezzo e di invidia, di odio e di ripugnanza, di rinunzia e di superbia: in una parola l’originario razzismo. Tutto questo in teoria è stato abolito dalla legge, ma non nei fatti. Inutile sottolineare quanto tale condizione abbia contribuito e contribuisca tuttora a creare povertà, distruggendo l’ambizione personale e il desiderio di migliorare se stessi e gli altri e inducendo la gente ad una condizione di vita pessimista, rassegnata ed inerte.
Le concezioni religiose
Il secondo motivo storico va ricercato nelle religioni o meglio nella degenerazione superstiziosa di concezioni religiose altrimenti profondissime quali il Brahamanesimo, il Buddismo e il Jainismo. L’India, probabilmente, a causa del sistema immobile delle caste, è uno dei paesi più conservatori. Anche per questo motivo la vita indiana è piena di credenze oscure ed irrazionali che sono state conservate anche quando non avevano più alcuna funzione, neppure religiosa. Queste presenze personalizzano un danno economico ingente: si calcola, infatti, che 1/3 del racconto sia divorato dalle vacche, dagli uccelli e da altre bestie che per motivi religiosi non si possono toccare, ostacolando i progressi dell’educazione e della cultura.
La dominazione inglese
La terza causa della povertà indiana è stata sicuramente la dominazione inglese, la quale contribuì in maniera massiccia ad accrescere la miseria del paese, distruggendo gli artigiani e ostacolando l’industrializzazione allo scopo di creare e conservare un mercato ai propri prodotti.
Gli inglesi si potevano definire una “supercasta” a cui riuscì facile assoggettare il popolo indiano. Tuttavia bisogna riconoscere che in un secondo tempo gli inglesi, sia pure per i loro scopi, crearono nuovi organismi unitari come l’ordinamento giudiziario, la rete stradale, la ferrovia, la burocrazia, l’esercito, la polizia che permisero all’India di affrontare senza scosse la crisi dell’Indipendenza (14 agosto 1945). Ma il problema della povertà che essi avevano contribuito ad estendere, rimase inalterato e soltanto oggi, grazie ai progressi educativi ed industriali dell’India, si può dire che esso venga davvero affrontato.
Il clima e la situazione geofisica
In ultimo ci sarebbero le cause naturali della povertà ossia il clima e la situazione geofisica dell’India, ma non le riteniamo veramente valide perché in passato civiltà prospere si svilupparono in climi sfavorevoli e altresì civiltà miserabili languirono in climi favorevoli. Il clima può aver contribuito a formare la mentalità del popolo indiano, persino la sua filosofia, ma non la sua povertà.
Mahatma Gandhi disse:
D’ora in poi dovrà esserci un’unica casta, quella degli Indiani.