Progetto Hasiru Siri 2017

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INDIA: LA PEGGIORE SICCITA' DEGLI ULTIMI 40 ANNI

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Gravi danni alle colture per mancanza di piogge monsoniche. Agricoltori poveri emigrano nei centri abitati. Chief minister dello Stato chiede all’amministrazione di offrire posti di lavoro. Mons. H. D’Souza: “I cattolici dalit sono quelli che soffrono di più”. Bangalore (AsiaNews) – “La siccità che ha colpito lo Stato indiano del Karnataka (India centro-occidentale) è la peggiore degli ultimi 40 anni”. A riferirlo è Siddaramamiah, chief minister dello Stato, che recentemente ha presieduto la conferenza dei commissari regionali, dei vice commissari e dei funzionari esecutivi del Zilla Panchayats (consiglio distrettuale) per gestire la mancanza di acqua nel territorio. Quella che ha colpito la nazione indiana è la più grave mancanza d’acqua degli ultimi tempi. I dati riportano che gli Stati più interessati a questo problema sono il Karnataka e il Maharashtra con diversi distretti che hanno esaurito del tutto le proprie riserve idriche. L’assenza di piogge monsoniche sta causando gravi danni alle coltivazioni, con ripercussioni sulle vite dei lavoratori e delle loro famiglie. Per questo il primo ministro del Karnataka ha disposto un blocco dei congedi per tutti i funzionari amministrativi, tranne nei casi di emergenza. Egli ha richiesto la massima collaborazione da parte di tutti. L’alto rappresentante ha sottolineato anche l’importanza di istituire banche alimentari e allevamenti di bovini. Ha chiesto al segretario dello Stato di attuare sanzioni in caso di negligenza da parte dei dipendenti dei taluk (dipartimenti) e a tutti gli amministratori di aumentare i controlli sanitari per prevenire la diffusione di epidemie.

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I più colpiti sono i contadini che non possiedono terreni e i piccoli proprietari di terre. Su 176 talukas, almeno 135 sono in gravi condizioni di siccità. In questa situazione solo i grandi proprietari terrieri che prendono l’acqua dalle dighe hanno ottenuto il solito raccolto. Ma anche loro hanno basse probabilità di ottenere il secondo, perché quest’anno le dighe avevano riserve idriche ridotte della metà. Secondo i dati ufficiali del censimento del 2011, nello Stato del Karnataka vivono poco più di 61 milioni di abitanti, di cui circa 35 milioni nelle aree rurali. Il Karnataka State Department of Agriculture riporta poi che nel territorio lavorano 2,1 milioni di piccoli contadini e 67mila grandi proprietari terrieri. È certo che alcuni piccoli agricoltori che hanno seminato durante il periodo di lievi piogge a giugno, adesso hanno perso il raccolto e non possono più piantare semi. Perciò insieme ad altri contadini stanno emigrando verso le città in cerca di lavoro nei cantieri. A questo proposito, Siddaramamiah ha invitato gli amministratori a prendere misure adeguate per evitare esagerate migrazioni di massa verso i centri abitati, offrendo opportunità di lavoro in base al Mahatma Gandhi Employment Guarantee Scheme (legge sul lavoro indiana, approvata nel 2005 con l’obiettivo di garantire migliori condizioni di vita nelle aree rurali). I “ fuori casta” sono in maggioranza dalit e quindi soffrono in modo particolare la siccità e la desertificazione ambientale. Si stanno attivando gruppi di aiuto fra le comunità cristiane, per cercare di sostenere questi poveri affinchè essi possano beneficiare almeno della protezione sanitaria.
Nirmala Carvalho.

L'INTERVENTO DI DEEKSHA TRUST SUL TERRITORIO

Deeksha Trust è l’organizzazione no profit che lavora da dieci anni per migliorare la qualità della formazione scolastica tra gli studenti attraverso vari interventi e progetti educativi nel distretto di Dharwad in Karnataka, Sud India. Lo staff di Deeksha ha tenuto incontri e sensibilizzato i bambini sull’importanza dell’ambiente e sulla capacità di avere una coscienza ambientale. Anche se piantare alberi non è la principale attività didattica dei membri di Deeksha Trust, tutti si sono impegnati nel motivare gli studenti e spronarli a piantare alberi intorno alle loro case e nelle aree scolastiche. Durante l’organizzazione dei vari Campi estivi si sono tenute lezioni e meeting per gli studenti, aiutandoli a costruire consapevolezza sull’importanza del verde e degli alberi. Lo Stato del Karnataka sta subendo un’opprimente e costante siccità, da almeno tre anni. La regione del Nord Karnataka dove è situata la città di Dharwad è nella lista delle zone maggiormente interessate a questa costante aridità. Secondo attuali rapporti, nel 2016-2017, il 50% del raccolto è andato perduto nel distretto di Dharwad a causa della costante mancanza di pioggia. Dei 2,97 ettari di superficie seminata, i raccolti su circa 1.40 ettari sono andati distrutti. Questo distretto ha ricevuto solo 368,3 millimetri di pioggia invece dei 497,7 millimetri previsti durante il monsone. Gli agricoltori si sono trovati ad affrontare una grave siccità per il terzo anno consecutivo e lottano per ottenere aiuti e foraggio sufficiente utile a sfamare il loro bestiame, già pesantemente provato. I coltivatori di cipolle della zona, hanno dovuto accettare la perdita del 73% sull’intero raccolto. Il loro problema è ulteriormente aggravato in quanto i prezzi di questi ortaggi, molto diffusi e utilizzati, sono crollati per un importo nominale. Il grave stato di queste popolazioni, le loro misere condizioni sono testimoniate da una costante migrazione di massa verso le città. La siccità è generalmente considerata come un disastro naturale al di fuori del controllo umano. Ma, quando i ricercatori hanno studiato approfonditamente queste situazioni e scrutato il cambiamento bioclimatico della Terra ( la enorme e complessa interazione globale tra organismi viventi e forze climatiche ) non hanno potuto negare il ruolo tragicamente fondamentale della deforestazione e desertificazione. Gli alberi infatti vengono tagliati, estirpati e rimossi dalla terra ad una velocità allarmante ma possono essere sostituiti con impegno e rigorosi sforzi da parte di tutte persone che si prestano a piantare più alberi. Gli alberi contribuiscono a pulire l’aria, forniscono l’ombra per raffreddare la temperatura, creano umidità, ecc. La coscienza ambientale sta diminuendo di giorno in giorno, tra la gente. L’amore verso la natura e gli alberi è in declino tra le giovani generazioni. Pertanto, è importante che i bambini diventino “ambientalmente” consapevoli fin dalla più tenera età. I valori che si perdono devono essere nuovamente inculcati nelle giovani generazioni, imparare a proteggere gli alberi e la natura è semplicemente, doveroso. Solo attraverso queste prospettive positive potremmo creare nuove idee ed essere una speranza per i cittadini, avere una coscienza ambientale per il futuro.
Ms. Linnet D’Silva

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Proposta progettuale:

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Costruire la consapevolezza tra gli studenti sull’importanza dell’ambiente e sugli alberi che devono proteggere. Il progetto si svilupperà in 30 scuole del distretto di Dharwad.
L’ obiettivo sarà raggiunto attraverso l’organizzazione e la conduzione di campi per bambini e ragazzi, concorsi di scrittura, sessioni didattiche nelle aule e coinvolgimento degli studenti nella piantumazione di alberelli intorno al campus della scuola.
Fornire un supporto economico per acquistare alberelli da piantare nelle scuole. Questo obiettivo sarà raggiunto, grazie al sostegno economico fornito da L.N.I. Onlus Italy.
Maturare maggiore sensibilità e rispetto anche fra le comunità locali, villaggi, ecc, in relazione alla protezione delle piante e della terra stessa.

Per realizzare il progetto Hasiru Siri, Green Heaven, Deeksha lavorerà con il suo staff a tempo pieno il quale sarà totalmente responsabile della concreta attuazione della proposta nel corso di un anno. Questo progetto sarà seguito anche per i prossimi cinque anni. Il bilancio complessivo di questa proposta educativa è Rs. 515,000 / ovvero Euro 6.800- 7.000- circa. Il budget include le visite dello staff in tutte le scuole per insegnare e motivare il personale docente ed i bambini. Incontri di sensibilizzazione con capi villaggio, rappresentanti religiosi, enti locali, acquisto e trasporto degli alberelli, scavo di pozzi, guardie metalliche per ogni albero, ecc. Ogni alberello costerà 15.00 Euro. Attraverso l’attuale proposta, l’ Ente sociale Deeksha e L.N.I. Onlus Italy, saranno partner nelle scuole superiori selezionate, in alcun direzioni didattiche delle scuole elementari. Il focus principale del progetto è quello di creare consapevolezza tra gli studenti sull’importanza di reimpiantare alberi dopo un selvaggio sradicamento. Il Progetto prevede che saranno i gruppi di studenti che dovranno occuparsi della corretta crescita degli alberelli. Deeksha in specifico contribuirà anche al coinvolgimento dei docenti di queste scuole. Le 30 scuole individuate sono tutte situate nel distretto di Dharwad. Si provvederà anche a sensibilizzare la gioventù locale e i club femminili. La partecipazione attiva dei bambini e delle comunità locali saranno garantite durante tutto lo svolgimento dell’intero progetto. Tra gli studenti, si formeranno delle squadre in cui i bambini dovranno assumersi la responsabilità di proteggere e nutrire le piante che verranno loro affidate. Si prevede di piantare 15-20 alberi in ogni campus scolastico. Agli insegnanti sarà data la responsabilità di monitorare il progetto tramite questi comitati. Visite periodiche dello staff di Deeksha presso i Campus, saranno organizzate per valutare le condizioni delle piante. *“ Con l’acqua usata per il lavaggio del piatto di metallo, utilizzato per il pasto della mensa scolastica, i bambini potranno innaffiare e alimentare le piante. Le acque reflue saranno canalizzate o si conserveranno in pentole di terracotta, metodo estremamente semplice per bagnare le pianticelle. L’acqua potrà gocciolare lentamente in modo che non vi sarà alcun spreco, ottenendo acqua sufficiente per la giornata. Durante le vacanze scolastiche di ottobre dovremo assumere persone che si occuperanno quotidianamente delle nuove piante. Questo solo per una quindicina di giorni. L’acqua potabile viene erogata una sola volta alla settimana, qui a Dharwad*(Notizie ricevute da Linnet)

Gli alberi selezionati e le loro caratteristiche

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In India, l’Albero Neem è chiamato “farmacia del villaggio” e sono numerose le proprietà riconosciute alle varie parti di questa pianta:
– insettifugo
– fitofarmaco biologico
– antibiotico naturale contro germi gram-positivi e gram-negativi
– cosmetico naturale per la cura dell’acne e delle malattie della pelle.
Olio di Neem: Si sente sempre più parlare delle molteplici proprietà di questa pianta antica di migliaia di anni e i motivi di tanta attenzione sono interessanti, uno di questi è l’effetto immunostimolante dei suoi semi.

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Nella medicina popolare si usano sia le mandorle come pure il mallo e le foglie. Per lenire la tosse ed alleviare le irritazioni del tratto respiratorio, per curare l’ulcera peptica. Per le affezioni della pelle si utilizzano impacchi ottenuti dai frutti. Bere olio di mandorla aiuta a superare i problemi di costipazione dello stomaco. Cosparso sulla pelle ne previene la disidratazione e cura gli eczemi. Ha anche effetto benefico nel rimarginare le ferite e azione antinfiammatoria nel caso delle infezioni della pelle. Il mallo ha proprietà antibiotiche. Anche le foglie svolgono funzione sedativa. Il legno dell’albero è usato per preparare il giogo dei buoi, manici d’ascia o di piccone, ecc.

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Nel Ramayana, uno dei libri della mitologia indù, spesso è menzionato questo albero. Ashoka significa “senza dolore”, un riferimento alla fama di questa corteccia che aiuta le donne a mantenersi sane e giovani. La leggenda vuole che Buddha sia nato sotto questo albero. Il suo uso nel trattamento di eccessivo sanguinamento uterino è conosciuto in tutta l’India. La pianta è utilizzata anche in dismenorrea e per la depressione. Utile in menorragia (mestruazioni scarse) dismenorrea (mestruazioni dolorose) emorroidi sanguinanti, fibromi uterini, considerato un sedativo uterino e tonico. Utile in Leucorrea.

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Comprende circa 200 specie arbustive e rampicanti. Alte fino a 4-6 metri. I fiori sono comunemente piccoli e di colore bianco. Oggi il gelsomino è utilizzato a scopi ornamentali. Le donne locali infilano i fiori uno ad uno e ne fanno ghirlande, profumatissime, da vendere ai bordi delle strade o fuori dai templi. Verranno acquistate dai pellegrini che le offriranno come Pooja al proprio Dio. Secondo, l’aromaterapia, il profumo di gelsomino sarebbe euforizzante e stimolerebbe direttamente l’ipotalamo. Un tempo si credeva avesse numerose virtù officinali come il famoso olio di gelsomino che rilasciava sostanze che oltre ad inibire il dolore procuravano uno stato di benessere e felicità. Le sue virtù officinali sono tuttavia state smentite dalla moderna farmacopea.

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Pianta sempreverde, alta sino a 20 metri, ha un fusto robusto che arriva a 60 centimetri di diametro con foglie perenni. L’albero ospita in abbondanti quantità di grossi frutti il cui peso può superare anche i 30 chili. Il loro sapore è un misto di mela e ananas, con retrogusto di vaniglia.

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Questo frutto è il più grande esistente in natura tra quelli che crescono dagli alberi, è ricco di acqua, carboidrati, proteine. Possiede un buon quantitativo di vitamine con funzione antiossidante, mentre i sali minerali sono importanti per le ossa e le fibre apportano vantaggi intestinali. Il legno del Jackfruit si utilizza per costruire strumenti musicali tipici della tradizione asiatica, ma anche per ricavare la tintura rosso porpora caratteristica delle tuniche dei monaci buddhisti.

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Il Bhut Jolokia è attualmente considerato il peperoncino più piccante al mondo. Si tratta di una pianta con una stagione di crescita prolungata. Le sue esigenze di temperatura elevata del terreno lo rendono tuttavia adatto per crescere nel caldo torrido. La pianta è abbastanza vigorosa ed è interessante per la colorazione bluastra dei frutti da immaturi, di buona brillantezza e contrasto. Frutti conici dal colore da verde a blu cupo e poi rosso a maturazione. La raccolta dei frutti avviene a piena maturazione (colore rosso). Questo tipo di peperoncino viene comunemente usato nella cucina tradizionale indiana.

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Il prugnolo indiano, Baari Hannu, è una pianta che si trova in abbondanza nelle aree dell’Asia. L’arbusto può svilupparsi in altezza fino a tre o quattro metri soprattutto se il clima e il terreno sono particolarmente favorevoli. Nel campo della fitoterapia, della pianta si utilizzano principalmente i fiori e i frutti, in quanto parti maggiormente ricche di principi attivi. Il prugnolo può rivelarsi una valida risorsa per disturbi di origine variegata, in particolar modo in casi di stitichezza, con azione anche diuretica e depurativa. Ci sono però delle controindicazioni: occorre fare attenzione nel consumo e nello sfruttamento delle parti utili del prugnolo, poiché si rischia di ingerire anche elementi tossici per l’organismo umano. L’utilizzo dei frutti, ad esempio, non deve comprendere i noccioli, che contengono acido cianidrico, sostanza tossica molto potente.

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Il ciliegio selvatico ha costituito fonte di nutrimento per gli esseri umani per migliaia di anni. Originato dal ciliegio selvatico, il ciliegio dolce è coltivato per il frutto: la ciliegia, che nei secoli si è differenziato in moltissime varietà. La coltivazione del ciliegio è diffusa in tutto il mondo. Il legno di questa pianta viene usato in falegnameria. Esso è di coloro marrone- rosso e molto resistente, viene usato per fare mobili e strumenti musicali. La resina è aromatica e viene usata come aroma per le gomme da masticare. L’industria farmaceutica usa il succo dei pedicelli dei frutti perché ha proprietà: astringente, antitossica e diuretica.

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Le Beedies sono sigarette fatte con foglie di un albero indiano simile all’Eucalipto, il Tendu. Tagliate nelle giuste dimensioni, arrotolate a mano, legate alla base con un filo sottile e messe in forno per eliminare l’umidità.

Le foglie di Tendu hanno la funzione di un filtro naturale. Esistono vari tipi di Beedies: al tabacco, che contengono al 100 % foglie di tabacco tagliate e seccate, alle erbe che contengono al 100% erbe medicinali tagliate e seccate. Per quasi un secolo, le Beedies sono state un elemento importante della vita sociale in India ed erano estremamente popolari negli anni 70 fra i “Figli dei Fiori”. L’industria delle Beedies dà lavoro in India a più di 5 milioni di persone. Rimane a tutt’oggi esclusivamente un lavoro artigianale e viene svolto principalmente nelle proprie case dalle donne e dai bambini.

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L’albero di Shami è chiamato anche Banni Mara ed è famosissimo in India per i suoi usi spirituali. Nel Dasara Festival che si celebra nel mese di ottobre, la lunga festa indù che dura 10 giorni, al decimo giorno si usa distribuire le foglie di questa pianta. Ci si scambia queste foglie l’un l’altro per condividere l’amore e il rispetto reciproci e per dimenticare l’amarezza passata. Non ci si deve meravigliare se questo albero viene anche chiamato: Lakshmi, Shiva, Seeta ecc…tutti nomi di Divinità induiste, che promettono prosperità e gioia.

Ovviamente sono gesti che sottolineano il buon auspicio che questa particolare pianta offre ai fedeli. Le piante possono raggiungere altezze comprese tra 3 e 15 m. I frutti sono legumi. L’albero Shami cresce in zone aride e semi aride. In generale, grazie alla loro abbondanza e alle loro caratteristiche ecologiche, queste piante costituiscono una risorsa naturale ed economico-sociale significativa. Nel passato questa specie è stata oggetto di uno sfruttamento indiscriminato, principalmente per la produzione di legna da lavoro e di carbone. Ora invece sono impiegate in progetti di forestazione e riforestazione, grazie alle loro molteplici possibilità di utilizzo. Attualmente è utilizzata dalle popolazioni rurali come fonte di foraggio: sia i frutti che le foglie vengono raccolti, conservati e distribuiti al bestiame durante i periodi di siccità. Da non sottovalutare è anche il valore del polline come nutrimento per le api, le quali giocano a loro volta un ruolo significativo nell’impollinazione di queste piante. In ambienti aridi, in cui facilmente si raggiungono temperature superiori ai 40 °C, le piante di Banni Shami offrono preziosa ombra al bestiame e agli uomini e contribuiscono ad aumentare la variabilità ecologica, costituendo dei veri e propri “centri di vita” all’interno dell’ecosistema.

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Questa pianta può crescere fino ai 25 metri di altezza. I fiori sono utilizzati come compost per altre piante che necessitano di nutrienti ricchi. La corteccia viene usata per fare la corda e produce anche una gomma nera, storicamente utilizzata per curare ferite causate da animali velenosi. Il legno è usato per creare manici e utensili.

I frutti e i germogli, insieme con i semi, sono utilizzati in molti rimedi tradizionali per le sue proprietà anti-infiammatorie, anti-nocicettive (riduzione della sensibilità agli stimoli dolorosi), antipiretiche ed è un insetticida naturale. Inoltre l’olio noto come olio di pongamia è un elemento importante di questo albero ed è utilizzato come olio da lampada, nella fabbricazione del sapone e come lubrificante da migliaia di anni. L’olio ricavato dai semi viene utilizzato per alimentare generatori diesel (in fase di studio ci sono molti progetti in tutta l’India ). Molti villaggi, nello stato del Karnataka non elettrificati hanno recentemente utilizzato l’olio pongamia come biodiesel. Il programma di studi Sutra, ha dimostrato con successo la sostenibilità di tale uso in diversi villaggi e ha iniziato una campagna di educazione e sensibilizzazione pubblica rivolta ai contadini. La ricerca ha evidenziato che si può utilizzare il residuo materiale dell’estrazione dell’olio anche come integratore alimentare per bovini, ovini e pollame perchè contiene fino al 30% di proteine. Il Pongam Tree è particolarmente interessante perché cresce spontaneamente nella gran parte arida dell’India, con la sua fitta rete di radici molto profonde è in grado di prevenire l’erosione del terreno.

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Uno degli ingredienti più caratterizzanti della cucina indiana oltre alle spezie è il tamarindo. Il frutto ha l’aspetto di un baccello simile a quello delle arachidi. La cucina indiana utilizza molti ingredienti dolci come il tamarindo spesso da contrapporre ad altri acidi e freschi. Tra i piatti più noti preparati con il tamarindo ci sono un ottimo chutney che ben si sposa con piatti a base di pollo e verdure e persino col pesce.

Proprietà e benefici:
è antibatterico, ha proprietà protettive e decongestionanti nei confronti del fegato, l’assunzione del Tamarindo si rivela molto utile in caso di problemi gastrici e di digestione. I suoi acidi organici forniscono effetti tonificanti e rinfrescanti. Valido antipiretico viene utilizzato per abbassare la febbre. Antiossidante, riduce il Colesterolo e abbassa la pressione arteriosa. Riconosciuto anche come buona fonte di ferro, aiuta pazienti malati di anemia, stanchezza, ecc… .
La regolare assunzione di Tamarindo evita i picchi glicemici che sono tanto pericolosi per le persone che soffrono di diabete.
Le proprietà di questa pianta erano già note nell’antichità dove si sono trovate tracce presso le popolazioni arabe che lo chiamarono Tamara Hindi (dattero indiano).

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Il Banyan è l’albero nazionale dell’India.
La caratteristica più appariscente della specie è la produzione costante e massiccia di radici aeree, che si originano dai rami degli individui adulti. Si stima che possa vivere fino a 400/500 anni. Il legno proveniente dalle radici aeree è forte ed elastico. Le fibre delle radici aeree e della corteccia sono adoperate per fabbricare corde; le radici sono usate, al pari dei ramoscelli di Neem, per lavarsi i denti. Il frutto viene mangiato solo in casi di carestia; Un altro prodotto del tutto particolare è la lacca, sostanza resinosa secreta da alcuni insetti che parassitizzano la parte terminale dei rametti della pianta. I Banyan utilizzati per questo scopo sono gestiti in maniera particolare: si provvede alla loro sramatura, e dopo 4/6 mesi si inocula l’insetto, intorno ai sei mesi dall’inoculo si giunge al raccolto. Dopo una lavorazione che richiede molta abilità si ottiene la gommalacca (sostanza utilizzata per la finitura dei mobili antichi e per numerosi altri impieghi) e la lacca-tintura, tradizionalmente impiegata, insieme a diversi mordenti, per colorare lana e seta. Varie parti della pianta vengono utilizzate nelle medicine tradizionali indiane (Ayurveda, Siddhi eUnani).

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Il frutto del Beluvala Kayi nella medicina tradizionale indiana viene usato come antipiretico perché abbassa la temperatura corporea. In estate, la polpa del frutto del Beluvala Kaavy è usata e consumata mescolando un po’ di jaggery (forma di zucchero non raffinato) e cardamomo. Alcuni fanno lo sharbat, una bevanda tipica dove si mischiano i frutti con i petali di fiori. Si tratta di un prodotto dolce che va servito freddo. È molto efficace come digestivo quando si ha mal di stomaco a causa di eccesso di cibo. Nelle zone rurali viene ancora praticato l’uso di questa bevanda rinfrescante e medicamentosa.

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L’albero Bilva cresce in quasi tutte le parti dell’India, alto e austero con un aspetto severo, il tronco è nodoso ed ha spine affilate. Conosciuto come l’albero dedicato al Dio Shiva, si trova in tutti i templi a lui dedicati. Si pensa che una particolare energia venga rilasciata da questo albero. Il frutto ha una polpa dolce che contiene tannino e che agisce come astringente per l’intestino, ottimo come integratore alimentare. Il frutto viene usato anche nella medicina curativa, molto utile nella cura della dissenteria cronica soprattutto se riguarda i bambini. Cura mal di stomaco e dispepsia, ferma anche il vomito. Il succo di questo frutto purifica il sangue. Si usa consumare il frutto acerbo arrostendolo con una copertura di fango e la polpa viene ammorbidita e mescolata con acqua e zucchero. E’ tradizionalmente chiamato dagli indiani “il frutto dell’abbondanza”.

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L’Indian Tulip è sicuramente una delle piante più amate dai bambini indiani è in cima alla lista delle loro preferenze. I bambini dei villaggi giocano spesso con le foglie e i fiori di questa pianta in diversi modi. Uno di questi è quello di arrotolare la foglie su di un tubo, piegare delicatamente un’estremità per fare un fischietto. Mantenendo la fine della foglia piegata tra le labbra, se si soffia forte nel fischietto, si produce un divertente il suono. Un altro gioco è quello di “sbucciare” i petali dei fiori e poi metterli con attenzione sulle palpebre, i bambini amano fare questo e paragonano i petali a degli occhiali. Anche le gemme vengono utilizzate dai bambini per giocare, si fanno rotolare su superfici piane o con una certa pratica sui palmi delle mani, come piccole trottole. Tutti questi giochi sono a costo zero!!

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Il mango è un frutto dolce, colorato e succoso ma anche ricco di proprietà, oggi confermate da alcune ricerche scientifiche. Non solo aiuta a dimagrire ma sembra che il mango sia anche un frutto che possa combattere alcuni tipi di cancro. Nel corso di una recente ricerca, presentata a San Diego, è stato notato come questo frutto sia in grado di rallentare l’avanzata di uno dei tumori più diffusi tra le donne, quello al seno, ma non solo, la sua polpa contiene dei preziosi antiossidanti che aiutano a contrastare anche il tumore al colon. Oltre ad essere un’ottima fonte di vitamine e fibre, il frutto del Maavu è anche in grado di combattere grasso e obesità e aiutare l’intestino in caso di costipazione. Il mango offre un’ottima dose di vitamine (soprattutto A, gruppo B e C) e sali minerali tra cui potassio, calcio e magnesio, può essere considerato quindi un vero e proprio integratore naturale anti stanchezza e benefico per la vista.

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Questa pianta è molto resistente alla siccità e cresce anche in aree secche con precipitazioni annue minime. Il frutto, la noce di acagiú, ha la forma di un rene e all’interno si trova la parte commestibile di colore beige. Questa noce si trova alla fine di un peduncolo, che ingrossandosi forma un falso frutto, di color giallo o rosso, che è la mela di acagiú. Le noci di anacardio si consumano intere, a pezzetti, tritate, tostate a secco ed eventualmente salate. Si aggiungono a svariate preparazioni e in particolare, a insalate, riso, paste alimentari, budini, biscotti, pudding e piatti di tipo orientale. La mela di acagiù, che ha un sapore agrodolce, si consuma cruda o cotta, ma soprattutto si trasforma in succo. Gli anacardi vengono esportati in tutto il mondo e consumati come snack. La lavorazione dell’anacardio procura lavoro a molte donne, madri dei nostri bambini sostenuti a distanza.

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L’acacia ad ombrello cresce in zone prevalentemente aride. La sua particolarità risiede nelle radici, disposte in una fitta rete che si spinge molto in profondità e dotate di noduli radicali che ospitano batteri capaci di estrarre l’azoto atmosferico, sopperendo così alla carenza di azoto dei suoli aridi. L’Acacia è coltivata per ricavarne legname, soprattutto in India e Pakistan. Occupa un posto importante nell’equilibrio della zona ed ha una fitta rete di relazioni con il mondo animale, con la sua forma ad ombrello costituisce infatti, uno dei pochi punti di ombra, offrendo riparo a numerose specie di erbivori. Essi traggono nutrimento dalle foglie e dai fiori della pianta, depositando poi i loro escrementi ai piedi dell’albero, concimando così il suolo. Anche gli elefanti con la loro proboscide, possono arrivare senza difficoltà alle foglie degli esemplari al di sopra dei 3 metri. Si è accertato che questi animali contribuiscono, con i loro spostamenti, alla propagazione a distanza dei semi. All’interno della sua folta chioma nidificano numerose specie di uccelli sia di grossa taglia che di dimensioni più piccole. Caratteristica la presenza di colonie di uccelli tessitori, che appendono i loro nidi all’estremità dei rami.

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Nella storia dell’India una vena ecologica popolare, riaffiora anche in tempi recenti con azioni a tutela degli alberi e dei boschi. Il movimento Chipko, importante associazione che lotta per la salvaguardia dell’ambiente, integra gli insegnamenti gandhiani con una decisa riproposizione della sacralità della Natura. Il Chipko Andolan ovvero il “ Movimento Abbraccia Gli Alberi” ha molti punti di contatto con diverse comunità che si oppongono pacificamente al taglio degli alberi sacri.

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Bodhi Tree, albero della Illuminazione del Buddha

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Albero delle Rudraksha

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Albero di Peepal, albero della Vita

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Banyan, albero dei Desideri